La storia del Marconi
L’istituto professionale “G. Marconi” di Cavarzere nasce nel 1968 come sede staccata dell’istituto “G. Ponti” di Mirano, per diventare poi autonomo nel 1982. La sua utenza è costituita da alunni provenienti da numerosi comuni limitrofi. L'istituto vuole proporsi come risposta alle richieste di qualificazione tecnica e professionale che provengono dalla realtà produttiva, sociale e culturale del territorio in cui opera.
- Brevi note sulla storia di Cavarzere
Cavarzere è un centro d’origine piuttosto antica, il cui territorio fu con tutta probabilità occupato già dagli Etruschi adriesi. Sicuramente, attorno al I secolo d.C., una parte almeno del Cavarzerano era coltivata e abitata. Le invasioni barbariche del V secolo, con il conseguente abbandono della tutela del corso dei fiumi, fanno sì che il villaggio, ormai circondato da paludi, si presenti come un isolotto di terraferma, dove trovano rifugio e salvezza le genti venete in fuga dalle orde degli invasori. In seguito Cavarzere lega il proprio destino a Venezia, subendone la dominazione pressoché ininterrottamente fino alla caduta della Serenissima.
L’intero territorio viene definitivamente strappato alle acque nella seconda metà dell’Ottocento.
Cavarzere è estremamente povera, il tasso di analfabetismo è altissimo, la popolazione conduce una vita miserrima. La stessa agricoltura, settore primario dell’economia locale, è controllata da pochi latifondisti; manca la piccola proprietà, perché non si sono verificate le condizioni storico-sociali che l’avrebbero resa possibile. E’ così che, agli inizi del Novecento, il paese vive un periodo di grandi emigrazioni, ulteriormente incentivate, pochi decenni dopo, dalla disastrosa alluvione del 1951.
- Attività artigianali e industriali della prima metà del XX secolo
Accanto all’attività agricola, fino al 1850 s’era sviluppato nel quartiere alla sinistra dell’Adige, denominato Cannaregio, un fiorente artigianato che ha visto impegnati fino a 500 operai. Si costruivano le “grisole”, graticci indispensabili all’edilizia, usando la cannuccia palustre, ma la successiva conclusione delle bonifiche rese difficile il reperimento della materia prima.
- Distilleria e zuccherificio
La prima, importantissima industria fu la distilleria, costruita tra Adige e Gorzone, a San Giuseppe,e inaugurata il 25 agosto del 1907. Rappresentò la fine di tante miserie; il paese, poverissimo, siaffrancava da una vita logorante e disumana nei campi. Nel 1924 fu creato lo zuccherificio, con la collaborazione dei tecnici cecoslovacchi della Skoda. Nel 1936, alla produzione di zucchero si aggiunse quella di cellulosa e glicerina.
Nel maggio del 1946, passata la bufera della guerra, lo stabilimento riprende l’attività produttiva in grande scala e Cavarzere conosce una fase di sviluppo economico e sociale senza precedenti. Siassiste ad una vera e propria impennata occupazionale: 800 unità in fabbrica e un milione e mezzo di quintali di barbabietole coltivate.
Nel 1950 il paese conta circa 30.000 abitanti. Ma l’alluvione del 1951 determinerà purtroppo una gravissima crisi sociale ed economica, che sfocerà in una consistente emigrazione e in difficili trattative per la ripresa della lavorazione nello zuccherificio. Nel 1956 un decreto-legge del ministro Andreotti complica ulteriormente la situazione, imponendo una tassa di 23 lire per ogni chilogrammo di zucchero ricavato dal melasso. Ma il destino dello stabilimento è segnato definitivamente quando, all’interno del Mercato Comune Europeo, viene stabilito un tetto massimo annuale alla produzione di zucchero di ciascun paese. Lo stabilimento chiude definitivamente nel 1975.
- Il linificio e la Salve agroalimentare
Nel 1936, a sinistra del Gorzone, sorge il Linificio e Canapificio Nazionale; occupa 150 operai fissi, più altri 700 per 6-8 mesi l’anno. Chiude nel 1952 e la società proprietaria si giustifica con il crollo pauroso che aveva investito la richiesta di fibre tessili tradizionali per l’imporsi sul mercato di quelle artificiali. Nella prima metà del secolo scorso è attiva anche la Salve, società operante nel settore della trasformazione dei prodotti agricoli. Chiuderà dopo la seconda guerra mondiale.
- La seconda guerra mondiale
I bombardamenti su Cavarzere si conclusero nel tardo pomeriggio del 27 aprile 1945, due giorni dopo la fine della guerra. La città, in epoca storica stretta intorno al Castello, testimonianza della sua venezianità, si era poi estesa sull’una e l’altra sponda dell’Adige. Nell’Ottocento, mentre le bonifiche trasformavano le valli in fertili campagne, numerosi interventi urbanistici l’avevano arricchita di piazze, di nuove vie, di importanti edifici civili, religiosi e privati. Era divenuta un centro con un suo decoro architettonico, ricco di opere d’arte. Il ponte sull’Adige, costruito intorno al 1870, che serviva ad unire San Mauro a San Giuseppe, divenne nell’aprile 1945 l’unica via di scampo delle colonne motorizzate tedesche provenienti dalla Romagna. I resti della 76^ Divisione corazzata tedesca, se volevano proseguire la ritirata verso la Germania, dovevano attraversare l’Adige a Cavarzere. L’aviazione anglo-americana distrusse, con il ponte, anche l’abitato. La partita, negli ultimi giorni di guerra, fu perciò giocata nel cielo e fra le macerie di Cavarzere.
La piena del Po, nel novembre 1951, provocò la disastrosa alluvione che, durante il giorno 18, sommergerà la parte destra di Cavarzere. Il livello massimo raggiunto dall’acqua fu di metri 3,70 sopra il livello del mare. Circa 10.000 persone rimasero prive di un alloggio degno di questo nome. Quasi un terzo dei 30.000 abitanti emigrò poco dopo, soprattutto verso la Lombardia e il Piemonte.
- Dinamiche economiche, stratificazione professionale e ruolo del nostro Istituto
Nel 2006 risiedevano a Cavarzere circa 15.800 persone, ma con il censimento del 2011 i cittadini cavarzerani sono scesi sotto i 15.000 abitanti. Il 63,2 % della popolazione ha superato i 40 anni, il 32,7 % i 60, mentre i cittadini sotto i 20 anni rappresentano il 14,1 % degli abitanti. Significativa è anche la presenza di extracomunitari: quelli regolarmente censiti sono passati infatti dal 4,4 % del 2006 al 7,2 % dell'attuale popolazione cavarzerana. Dagli anni `50 si è osservata una diminuzione progressiva degli occupati nel settore dell'agricoltura. Sul fronte imprenditoriale, è significato il saldo del quinquennio 2006-2011 con un -7,9 %. Poiché Cavarzere non è sede di industrie rilevanti, è risultato piuttosto sviluppato il fenomeno del pendolarismo verso le zone industriali di Mestre, Marghera e Padova. Sono presenti invece varie attività artigianali. Il pendolarismo verso le zone industriali di Venezia e di Padova e le trasformazioni socio-economiche non sono state accompagnate da una parallela modificazione socio-culturale. Avviene così che il mutato stile di vita ha migliorato le condizioni economiche della popolazione, ma ha causato un vuoto nella formazione di una parte dei ragazzi, che non possono essere seguiti in modo adeguato dai genitori, spesso entrambi impegnati in lavori fuori casa. Il problema della dispersione, se intesa semplicemente come abbandono prima del completamento del corso di studio, avrebbe una rilevanza parziale. Tuttavia, poiché per “dispersione scolastica” s’intende anche l’eccessiva dilatazione dei tempi di conseguimento del diploma conclusivo, dovuta ad insuccesso scolastico, il nostro istituto pone in atto interventi mirati alla prevenzione e al controllo dell’evasione e della dispersione e a monitorare costantemente i risultati e i percorsi dei suoi alunni. Il vero obiettivo per noi è che tutti acquisiscano le competenze e le capacità utili per uno sviluppo integrato, per un proficuo inserimento nelle attività lavorative o nelle attività di studio successive.
In tale contesto e per tali obiettivi l'I.I.S. “G. Marconi” elabora strategie volte ad adeguare l'offerta formativa nel modo più aderente possibile alla realtà produttiva: è, questo, un impegno di riqualificazione, d'inserimento attivo nel territorio, di promozione culturale e di crescita civile.
L’obiettivo è quello di preparare una figura professionale capace di inserirsi in attività lavorative molto differenziate e caratterizzate da rapida evoluzione, sia dal punto di vista tecnologico che daquello dell'organizzazione del lavoro.